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Temptation Island non è soltanto un affare di corna

Recensioni, Temptation Island

di Mattia Buonocore

25/07/2024 - 14:26

Temptation Island non è soltanto un affare di corna

4.5 /5

Sì ci sono le corna. Sì ci sono le liti e i sentimenti. Ma Temptation Island vince anche per la confezione. Non è una questione di mero montaggio o di colonna sonora (occhio a non cadere nel tranello di compiacere i social!) bensì siamo un passo oltre. Temptation Island Italia vince per la capacità di aver scardinato il formato. I format factual tradizionalmente hanno due limiti: sono freddi e sono più difficili da seguire per il pubblico rispetto a quelli in studio.

Temptation Island valica i limiti del factual

Ebbene, Temptation Island, in maniera progressiva, ha saputo lavorare su questi aspetti. Innanzitutto, se ne sono infischiati della fissità del format in nome di quelli che erano i contenuti e di un racconto coerente e organico. I punti fissi e riconoscibili di ogni puntata (falò e pinnettu) ci sono e danno vigore al racconto ma non risultano obbligati o prevedibili.

Le storie vengono raccontate in maniera sequenziale e non parallela, mettendo in secondo piano l’ordine cronologico di ciò che succede nel Villaggio. Anche il montaggio, col tempo, è diventato più arioso, dando maggiore respiro al racconto e mostrando di più il villaggio (nelle prime stagioni si avvertiva un po’ di claustrofobia). Allo stesso tempo, siamo convinti che un po’ più di live o di “ordine” (vedi versione spagnola) non guasterebbero ma, visti gli eccellenti risultati, evidentemente va bene così.

Del resto, al format forte di suo viene abbinato un sapiente lavoro autoriale che parte dai casting e si sviluppa day by day (lo scorso anno parlavamo del sapore del reale a proposito del successo). Un lavoro che non ha mai ceduto ad eccessi che nel breve periodo avrebbero pagato, risultando insostenibili da mantenere nel lungo periodo. Questo si chiama adattare un formato per il pubblico locale.