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La boiata della critica costruttiva

Quando un personaggio noto dice che le critiche sono ben accette, a patto che siano costruttive, vuol dire che non le tollera

Mattia Buonocore

di Mattia Buonocore

24/06/2024 - 14:11

La boiata della critica costruttiva

Monoscopio (da Pixabay)

Vi sveliamo un segreto: quando un personaggio noto dice che le critiche sono ben accette, a patto che siano costruttive, vuol dire che mal tollera le critiche. E questo accade almeno nel 90% dei casi. Da Chiara Ferragni a Simona Ventura, passando per Milly Carlucci e tantissimi altri, (quasi tutti) i famosi si dichiarano aperti nei confronti delle critiche costruttive. Eppure, la critica non ha bisogno di essere costruttiva per essere nobilitata e meritevole d’attenzione. La critica è critica, punto.

Come se non bastasse, poi, nel “gergo dei vip” molto spesso per critica costruttiva si intende un commento apparentemente negativo ma in realtà positivo o molto soft, un po’ come quando si risponde “ritardatario” alla domanda sul difetto vero che Francesca Fagnani fa a Belve.

Il critico non è un consulente che deve aiutare il personaggio o il programma a migliorarsi, fornendo idee e spunti per i quali sono già al lavoro fior di professionisti.  Talvolta può capitare, e ben venga, talvolta no.  Se un programma è realizzato male è giusto descriverne l’inadeguatezza. Se un personaggio fosse respingente o poco adatto ad un determinato programma, idem.

A limite, allargando il focus anche ai commenti sui social, sono le offese che non andrebbero accettate. Ma pure tale fattispecie impone dei distinguo. Se l’offesa non è figlia di preconcetti (come quelli dovuti a razzismo o omofobia) ma riguarda il carattere o il modo di porsi, può essere un punto di partenza per mettersi in discussione e migliorarsi. Se ti danno dello “str*nzo”, e non lo sei, potrebbe indicare un gap di comunicazione, forse dovresti addolcirti qualora il tuo obiettivo sia conquistare pubblico (oppure puoi legittimamente fregartene).  Quando si parla di social, tuttavia, è bene non passare dall’estremo all’altro lasciandosi sopraffare. Ma questa è un’altra storia.

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