Future mogli si contendono, tramite asta, abiti da sposa usati di venditrici decise a trarre profitto da ciò che rimane del loro giorno più bello. Detto così, il concept di Spose in Affari (da stasera in onda ogni mercoledì in prima serata su Real Time) sembra molto distante dall’italica mentalità e mette un velo di tristezza.
La visione del programma (già disponibile su discovery+) cambia un po’ la percezione con il racconto che assume una dimensione più naturale. Innanzitutto perchè le aste, che hanno fatto il successo del preserale del Nove con Cash or Trash, e il matrimonio sono due temi caldi, in grado di destare interesse. E poi perché sono state inserite delle “deviazioni” all’interno dell’idea base, probabilmente nella consapevolezza altresì della difficoltà di reiterare o dare maggiore spazio alle aste (gli abiti, dopotutto, non hanno in linea di massima la duplice storia degli oggetti). Il che però è anche un punto a sfavore.
Così, al termine di ogni asta, la sposa che sarà riuscita ad aggiudicarsi la vendita è protagonista di una sfilata col suo nuovo abito di fronte ad amici e parenti. Il momento in cui la festeggiata svela il suo outfit è tra i più emozionati negli show di feste e dintorni, in questo caso però perde di intimità. Un meccanismo che si rivela azzeccato è l’abito al buio: un vestito scovato da Enzo Miccio – che affianca Lodovica Comello nella conduzione - che subirà una trasformazione per diventare un “pezzo unico e irripetibile”. In questo modo si nobilita l’asta, si crea curiosità, oltre ad aggirare l’ostacolo casting.
La sensazione è che per portare avanti il matrimonio tra aste e abiti da sposa vintage ci vorrà un sopraffino lavoro autoriale da parte di Blu Yazmine che, probabilmente dopo il successo di Cash or Trash, pensava di aver la strada spianata. Ma l’autoclonazione raramente porta fortuna.